La rivolta dei Cristeros
Durante questa rivolta una fetta della popolazione di fede cattolica insorse contro il governo massonico e fortemente anticlericale del presidente Plutarco Elías Calles, che aveva dato vita alla Legge Calles, legge molto restrittiva nel campo della libertà religiosa.
Il Messico, che sino a quel momento era stato un paese dal fortissimo connotato cattolico, si trovò ad essere governato da una classe politica composta prevalentemente da massoni, che miravano allo sradicamento della tradizione e del sentimento religioso della popolazione.
Durante gli inizi del XX secolo il numero di violenze subite dai cattolici aumentò esponenzialmente: basti pensare che nel solo 1915 furono uccisi oltre 160 preti.
Pochi anni più tardi, nel 1921, un attentatore cercò di distruggere il più importante simbolo del cristianesimo messicano: il mantello con l'immagine della Madonna di Guadalupe.
L'ordigno, mascherato da un mazzo di fiori deposto nei pressi dell'altare, provocò ingenti danni alla basilica, mentre il mantello non subì alcun danno.
Nel 1926 la situazione degenerò quando il presidente Plutarco Calles, di stampo marcatamente anticlericale, ordinò la chiusura delle scuole cattoliche e dei seminari, l'esproprio delle chiese, lo scioglimento di tutti gli ordini religiosi, l'espulsione di sacerdoti provenienti da altri stati e l'imposizione di un numero chiuso per quelli messicani, che naturalmente avevano l'obbligo di sottostare alle autorità civili.
Inoltre in tutto il Messico si fecero sempre più numerosi gli attacchi ai fedeli che uscivano da Messa o che prendevano parte alle processioni religiose.
Inizialmente la risposta dei cattolici messicani fu pacifica e si limitò ad azioni di protesta non violenta, come il boicottaggio dei prodotti di fabbricazione statale e dei mezzi pubblici. Dopodiché venne presentata una petizione da oltre 2 milioni di firme, ma nonostante ciò il governo non diede risposta. La Chiesa rispose così con un gesto simbolico: la sospensione totale del culto pubblico. Dal 1º agosto 1926, in tutto il paese non si sarebbe più celebrata la Messa, se non in forma clandestina.
I fedeli risposero con disordini in tutto il paese. Vano il tentativo da parte dell'esercito di reprimerli. I fedeli erano molto ben organizzati e trovavano il favore della popolazione, che li nascondeva e li aiutava.
Nel 1927 venne costituito un vero e proprio esercito ribelle composto da oltre 12.000 uomini, che raddoppiarono l'anno seguente e raggiunsero addirittura le 50.000 unità nel 1929.
Al comando vi era il generale Enrique Gorostieta y Velarde. Inoltre al fianco dell'esercito vi erano le brigate Santa Giovanna d'Arco, formazioni paramilitari femminili che arrivarono ad avere tra le proprie fila oltre 25.000 membri.
Ogni tentativo di reprimere la ribellione si trasformava in un fallimento e così, il 21 giugno 1929, furono così firmati gli Arreglos (accordi), che sancivano l'immediato cessate il fuoco, il disarmo dei rivoltosi e l'immunità per questi ultimi. Tuttavia i termini dell'accordo rimanevano però estremamente sfavorevoli alla Chiesa, dal momento che tutte le leggi anticattoliche rimanevano in vigore.